Eppure anche Fiorello è un mito

Partita la nuova campagna Wind con la coppia di  fatto Fiorello-Baldini. Una formula collaudata e probabilmente efficace, in linea con un target di riferimento ampio e un immaginario, per così dire, molto pop.

Si tratta di un tipo di pubblicità che apparentemente non sembra avere quelle funzioni o elementi che aiutano a costruire un mito. 

Ma, a ben guardare, non è del tutto così. 

1. Fiorello-Baldini  fanno rivivere il varietà, un mito che è nella storia e nel costume degli Italiani (allo stesso modo lo facevano Bonolis e De Laurentis per Lavazza, ora sostituiti da Brignano). Si avverte la presenza, senza vederle, di ribalte, passerelle, ballerine. E' una storia radicata, con una precisa aura mitica. Come ho già detto in altre parti, il  concetto di mito va inteso in senso ampio. E' la funzione-racconto che rimanda a un'origine, a un evento che continua a tramandare significati, collegando il passato al presente.

2. Dal punto di vista formale, l'elemento che sostiene la struttura mitica degli spot è la serialità. Senza serialità non c'è mito. Possono cambiare le battute e le azioni, ma ci si attende sempre e solo quel tipo di battute e quel tipo di azioni che appartengono alla natura stereotipata di due personaggi (il protagonista e la spalla). Gli stereotipi definiscono l'ordine e le regole attraverso cui un racconto regge la prova del tempo, assicurando la sua continuità. 

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